LOMBOSCIATALGIA: LE CAUSE, I SINTOMI E ALCUNI RIMEDI

Dott. Francesco Zito
(Neurochirurgo)

l mal di schiena è una delle patologie più diffuse: in Italia ne soffre quasi una persona su 4. La percentuale cresce quando si sale di età, arrivando addirittura all’80% degli anziani con una prevalenza maggiore negli uomini.

Lombosciatalgia (sciatica)

Molto spesso, il dolore è talmente intenso che la persona fa fatica a camminare ed è costretta a rinunciare a portare avanti le proprie attività quotidiane ed è la causa più ricorrente di infermità lavorativa e di disabilità

La lombosciatalgia, chiamata anche sciatica o sciatalgia lombare, è una condizione caratterizzata da dolore alla parte bassa della schiena, all’altezza delle vertebre lombari, che si irradia lungo una gamba, causata da un ’infiammazione del nervo sciatico. 

 

Il sintomo principale della lombosciatalgia è il dolore alla schiena all’altezza dei lombi, che può essere anche molto intenso e può interessare tutto il percorso del nervo sciatico, scendendo dalla schiena alle anche e ai glutei, e lungo la gamba, fino ad arrivare al piede.

 

Il dolore generalmente è monolaterale, interessa cioè un lato solo del corpo.

 

Il dolore della lombosciatalgia può presentarsi come:

 

  • fitta acuta e lancinante;
  • – bruciore;
  • – fastidio intenso;
  • formicolii;
  • intorpidimento e debolezza delle parti interessate dal dolore.

 

Può manifestarsi con più intensità in concomitanza con un colpo di tosse o uno starnuto, oppure quando ci si alza dopo essere rimasti a lungo nella stessa posizione, sdraiati o seduti.

 

Nei casi più severi, che richiedono un immediato consulto medico, possono manifestarsi anche difficoltà nel controllo della vescica e dell’intestino, perdita di forza nell’arto, perdita di sensibilità all’inguine.

 

La lombosciatalgia è causata da una compressione del nervo sciatico che può essere provocata da un’ernia del disco, uno sperone osseo (ovvero una protrusione che si forma sulla superficie di un osso) sulla colonna vertebrale, la sindrome del piriforme, in cui il muscolo piriforme comprime/irrita il tratto di nervo sciatico,lo scivolamento di due vertebre (spondilolistesi) il restringimento della colonna vertebrale (stenosi spinale), un trauma o una lesione spinale, un’infezione o, più raramente, un tumore.

 

La lombosciatalgia può anche essere una conseguenza della gravidanza a causa della pressione esercitata dall’utero sul nervo sciatico, soprattutto nelle ultime settimane prima del parto.

 

Alcuni soggetti sono più predisposti alla lombosciatalgia rispetto ad altri.

 

Tra i fattori di rischio ci sono:

 

  1. l’età (che può comportare alterazioni nella colonna vertebrale come ernie del disco e speroni ossei);
  2. obesità e sovrappeso; 
  3. professioni che comportano un carico pesante sulla schiena (pesi da sollevare, torsioni frequenti della schiena ecc.),
  4. stile di vita sedentario.
  5. diabete
  6. errate posture

 

La lombosciatalgia spesso guarisce da sola nell’arco di un paio di settimane. In alcuni casi possono essere prescritti alcuni farmaci per alleviare i sintomi dolorosi, come antidolorifici, antinfiammatori , miorilassanti cortisonici

 

Una volta passato il dolore acuto è utile anche la fisioterapia con esercizi per correggere la postura, rafforzare i muscoli che sostengono la schiena e migliorare la flessibilità.

 

Se il dolore non passa o si intensifica vengono prescritti alcuni accertamenti diagnostici (radiografia, risonanza magnetica, tac della colonna vertebrale, elettromiografia (EMG): evidenzia la sofferenza della radice nervosa) per individuare la causa dell’infiammazione del nervo sciatico. A seconda della diagnosi, possono essere necessarie terapie farmacologiche diverse o, in alcuni casi, un intervento chirurgico per rimuovere la causa della compressione del nervo sciatico.

 

La lombosciatalgia non sempre si può prevenire, ma alcuni comportamenti possono diminuire il rischio di soffrirne, come per esempio:

 

  1. fare esercizio fisico regolarmente e rinforzare i muscoli della schiena e dell’addome;
  2. mantenere una postura corretta;
  3. evitare sforzi, torsioni della schiena o sollevamento di carichi pesanti;
  4. mantenere sotto controllo il peso corporeo.

 

Fino a 15-20 anni fa, il riposo a letto veniva prescritto come coadiuvante in ogni trattamento per  lombalgia e lombo-sciatalgia.

 

Si riteneva infatti che caricare la colonna col peso del corpo durante la deambulazione, peggiorasse il danno strutturale e quindi prolungasse i tempi di guarigione.

 

Col tempo, per fortuna, questa scuola di pensiero è stata smentita.

 

Sono infatti ormai tanti e definitivi gli studi che hanno provato che il riposo a letto non accelera la guarigione, anzi.

 

L’immobilità a letto favorisce l’indebolimento dei muscoli stabilizzatori e ne favorisce l’irrigidimento. Questo non fa altro che rendere la colonna vertebrale più debole ed instabile.

 

Insomma il riposo prolungato a letto in caso di lombalgia con sciatica, aggrava il problema nel medio-lungo termine e non accelera la guarigione.

 

Nel caso in cui il dolore sia talmente forte da costringere a letto, è bene limitare questo periodo a 2, massimo 3 giorni.

 

Attento però a non commettere l’errore opposto.

 

Il fatto che il riposo a letto non porti giovamento, non significa che va bene continuare a sforzare la schiena ignorando il dolore.

 

Il dolore è un segnale che l’organismo ci invia quando c’è qualcosa che non va come dovrebbe. Non si deve mai ignorare il dolore, piuttosto dovremmo ascoltarlo perché spesso è proprio il dolore che ci indica quali sono le attività che possiamo svolgere senza rischi e qualii dovremmo evitare.

 

Ad esempio, durante la lombalgia acuta, di solito proviamo dolore quando cerchiamo di piegarci in avanti, proprio perché si tratta di un movimento pericoloso per la colonna ed il dolore ci segnala che dovremmo evitarlo.

 

Allo stesso modo, sollevare pesi accentua il dolore, quindi anche in questo caso dovremmo evitare.

 

Dovremo tranquillamente camminare e fare tutte quelle attività quotidiane che non accentuano il dolore, e soprattutto imparare a svolgere i movimenti e mantenere posture nel modo corretto, senza sollecitare eccessivamente la colonna.

 

In questo modo daremo la possibilità all’organismo di mettere in atto tutte quelle procedure di auto-riparazione di cui è capace.

 

In genere, nei casi meno gravi, il dolore può scomparire nel giro di 2-3 giorni. Altre volte può durare diverse settimane.

 

In casi più gravi il dolore può protrarsi per mesi, ma anche in questi casi, nella maggior parte, c’è una regressione spontanea del dolore nel giro di 6 mesi.